Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

domenica 10 novembre 2013

Quel libro, quella volta...con Grazia Verasani

Seguendo Grazia la si scopre sempre più donna di grande spessore, di sostanza, che sa dire cose toste con flemma sorridente. Oggi, alla libreria coop Zanichelli di Bologna, ha raccontato di quel libro, quella volta...  
Il libro prescelto è Il viaggio al termine della notte di Céline, uscito nel '32. Lo ha presentato con una ricchezza di riflessioni, osservazioni, puntualizzazioni da far venire voglia di leggerlo.
Il romanzo di Cèline è una sinfonia emotiva, quasi uno spartito musicale. Meglio, una rapsodia, cioè un componimento libero da ogni schema. La punteggiatura ricca di esclamativi e di puntini di sospensione è anch'essa una punteggiatura musicale. Céline diceva sempre che il primo uomo per prima cosa non parlò, ma cantò ( mugolii, versi per spiegarsi, non parole, quindi era musica). Le origini del linguaggio allora furono musicali.
Il protagonista, Céline, non è protagonista, ma testimone. Così la descrizione appare distaccata, mai giudicante, mai cinica. Noi non siamo i giudici, siamo i condannati.
Libro tenero e poetico, anche se apocalittico.
Nel romanzo c'è odio per la guerra e tanto amore per l'altro, senso di appartenenza all'altro.
Sceglie i perdenti, Céline, perché Se non si può essere felici, si può cercare di essere meno infelici. 
Il senso della vita è smarcarsi dalla finzione.
Secondo Grazia è un autore inimitabile. Leggerlo oggi è come leggere un classico. E' ritrovare la bellezza di uno stile non c'è più. Oggi vive la semplificazione del linguaggio, non si vuol fare fatica, si vuole leggerezza che diventa superficialità, il mercato che tende a non farci pensare e vuole acchiappare da tutte le parti, ogni lettore. Chi ama pensare invece, scavare, deve trovare libri che lo permettono e forse, per questo, bisogna tornare al passato.
 Céline ha attraversato una guerra vera, noi siamo invece in una guerra fredda. Viviamo in una realtà menzognera, sappiamo che dobbiamo sospettare di ogni notizia ci venga data. Viviamo in uno stato di confusione, non sappiamo più cos'è sinistra e destra, cos'è bene e male. Siamo statici, abbiam perso la voglia di movimento.  
Grazia non fa mistero di scritti antisemitici di questo autore, ma invita il lettore a leggere il romanzo per quello che è, un libro catartico rispetto alla morte, un libro che mette le mani nel corpo, nelle viscere, in quelle dei feriti in guerra. Nella notte infinita, le mette.
Ringrazio Maria per avermi raccontato di Grazia.
 

1 commento:

  1. Grazie a te, Vita, per aver condiviso. E' stato un incontro di quelli che nutrono e di questo tipo di "cibo" io ho sempre fame.

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