Quello che mi è capitato tra le mani è un libro rivelazione. Non conoscevo Ferdinando Camon. Narra della morte della madre e della costruzione di un altare nel luogo in cui uno straniero, proprio dalla madre, era stato salvato.
Il libro è breve, ma denso di poesia e semplicità. Vi bastino frasi come La bara avanzava ondeggiando e Invecchiò presto. E' commovente, ma non ho pianto.
E' un libro contadino.
E' un libro contadino.
Mi ha colpito come per tutto il racconto la donna sarà sempre la madre e non mia madre (di chi racconta). Forse è solo una traslazione dialettale, perché altrove si rinviene anche il padre e la sorella, ma ai fini della storia quell'indeterminatezza, che è pure coralità, acquista la potenza precisa del messaggio: abbiamo tante occasioni per meritare di restare in questo mondo anche dopo. Per meritare il nostro altare.
Inutile dire che la scrittura di Camon è limpida, senza vane arzigogolature.
Ho letto questo libro a fine anni '70, credo. Non ricordo più nulla e ora vorrò rileggerlo, assolutamente. Penso che la madre sia stata madre del narratore e almeno di un altro figlio, quello salvato. Figlio di un'altra madre, ma figlio anche di questa, che è degna di un altare e di essere donata come "la madre" a chi una madre non ha avuto o non ha più.
RispondiEliminaPuò essere?
La paura di vivere diventa da vecchi, la paura di morire, di non far parte, dopo, di un mondo. Un altare dunque, la mia vita per un altare anche piccino, piccino ma che non sia un ...altarino!
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