Di nuovo, stasera, c'è Luigi. Anzi, ci aspetta come
un guardiano del granaio all'ingresso. Marco non è solo, come uomo.
Poi le donne, Maria, B.Lavinia, Sara, Sarah, Alessandra, Elke,
Patrizia B. ed io.
Da un'altra carne è la storia della signora Ester,
almeno su questo non hanno dubbi gli Itineranti, è lei la
protagonista. Ester ha due figli grandi che vivono con lei, sembrano
una famiglia normale. Ma la normalità perde l'equilibrio quando uno
dei figli porta a casa un bambino. E quai tutte le domande su questo
bambino, ma anche altre nella storia, restano senza risposte.
Non si tratta di dimenticanze dell'autore. Ci mostra
in più occasioni che è capace di anticipare antefatti preordinati
perfettamente ai fatti, vedete ad esempio la scena della benzina.
Poi, per il resto sembra più interessato a consegnare al lettore
semplicemente dei personaggi col loro travaglio interiore, in
particolare quello della signora Ester, senza curarsi delle risposte
disattese. E se il suo intento voleva essere quello di mettere in
guardia che accadono cose così, esistono cose così, be' io della
signora Ester ho avuto proprio paura.
Maria concorda con la realtà data, consegnata,
senza urgenza del prima e del dopo. La fa arrabbiare la signora Ester
che non ha un comportamento normale quando il figlio le porta il
bambino. Poi è succube di questo figlio capace di ributtarle addosso
tutte le colpe in ragione di una colpa più grande, di una colpa
antica. Come se dovesse qualcosa a questo figlio. Come se questo
figlio, davanti al suo amore, avesse sempre tentato la fuga. Infine
arriva il bambino, Salvino, a frapporsi in quell'amore già
difficile. Salvino è però la creatura salvifica del dramma.
Si resta a bocca asciutta però. Cosa voleva dirci?
si chiede Sarah. E il bambino chi è? Fa eco Elke. A Luigi è parso
che la storia manchi del pezzo più importante, quello che gli
avrebbe dato la visione generale del libro. Gli avrebbe fatto piacere
trovare una postilla, dopo. O aver avuto dei confini entro i quali
avrebbe potuto muoversi più disinvoltamente come lettore. Per
rispondere a una delle tante domande si è immaginato un incidente in
cui hanno perso la vita i genitori del bambino e Guido non ha potuto
fare a meno di portarselo a casa.
Quasi tutti però pensiamo che il bambino sia il
figlio di Guido. Non si sa con chi e dove lo tenesse, ma siamo quasi
certi sia suo figlio.
Marco ha pensato ad un viaggio immaginario, quello
di Ester su in montagna. Il bambino aveva sballato gli equilibri
della casa, seppure inconsistenti, e lei è uscita di testa.
L'immagine a scatti del bambino che scompare gli ha fatto pensare
così. Poi anche i tempi. In effetti sui tempi di rientro (alle due e
un quarto il bambino era già a casa) abbiamo ragionato tutti. A meno
che, continua Marco, il bambino non sia stato riportato a casa dai
fidanzati cui la signora Ester aveva chiesto informazioni e allora si
deve ricredere sul fatto che il bambino realmente fosse con lei.
Eccola una risposta, forse.
Sara dà una buona interpretazione. Tutta la storia
è una metafora. E' la paura che abbiamo di fronte allo straniero e
al nuovo. Salvino non ha storia perché c'è solo per salvare Ester.
Ma si salva? Chiede Patrizia. E prima che Maria le
risponda le chiediamo se l'ha finito, il libro. Ridiamo. Poi Maria
dice che sì, il bambino è accolto e lei è salva. Ma è salva solo
dopo aver toccato la sua miseria, dopo che le è stata condonata la
sua miseria.
Elke ha avuto il dubbio che la signora Ester fosse
malata, poi ascoltandoci l'ha definitivamente fugato. Sarà malata
forse, dentro, ma ciò che le scatena quella cosa terribile è la
figuraccia che ha fatto con il vicino e mentre la compiva non ne
capiva la gravità.
Già. Qualcosa di simile l'abbiamo trovato anche in
Atti Mancati, che per coprire una colpa leggera se ne commette una
grave.
Alessandra e Lavinia ancora lamentano le troppe
risposte mancate.
Lucio chi è? Il titolo perché è Da un'altra
carne? Diego, siamo qui, parlaci.
Sembrava che il libro non fosse piaciuto all'inizio,
tutti abbiamo fatto il confronto con Mancarsi. Ma, messo il cuore in
pace sulle domande irrisolte, il libro invece è piaciuto, ha
generato una bella discussione e ci ha regalato brani di poesia pura.
Vedi quello breve sulla felicità, quando si è esattamente dove si
vuole essere; quello sulle separazioni che vivono di lontananze e
sono vecchiaie accompagnate per mano; sul passato pieno di dispiaceri
che ci ingannano con la dolcezza; cose così. È chiaro che se uno
vuole leggere in leggerezza, non è questo il libro.
Non mi è difficile credere che esistano rapporti così silenziosi, dove uno muore dal bisogno di parlare, chiedere, sapere, ricevere esistenza, non essere invisibile e l'altro, invece, tace e di quel silenzio si fa scudo, ne fa l'arma del suo potere nella relazione e, se parla, lo fa con insofferenza, acredine, come se il primo non avesse alcun diritto di domanda e risposta. Guido l'ho detestato profondamente, anche un torto gravissimo nel passato non lo autorizzava a tanta disumanità nella relazione. Me lo vedo restare in quella casa proprio per esercitare potere.
RispondiEliminaEster, invece, mi ha fatto venire la voglia di prenderla e scuoterla fino a farle vomitare tutte le colpe - se ne aveva - e a farle ricordare il suo diritto ad avere un "processo" per poter sopportare la pena, ma soprattutto per poter dire la sua. L'ho seguita mentre perdeva la sua anima con una pena autentica. L'ho vista salvata da quel bimbo che aveva imparato a conoscerla, tra ritrosie e piccoli atti di avvicinamento e che forse aveva percepito il travaglio della donna, per averlo conosciuto nella sua piccola vita, magari. La conclusione mi ha, però, lasciato una sorta di sconforto: non mi immagino Ester che, una volta rimessasi in forze, si siede a tavola e vuota il sacco per voltar pagina, costi quel che costi. Me la vedo che imparerà ad amare Salvino e basta. Non è una cosa da poco, certo, ma la sua vita resterà irrisolta. Mi dispiace proprio.