Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 11 novembre 2013

Da un'altra carne, Diego de Silva

Di nuovo, stasera, c'è Luigi. Anzi, ci aspetta come un guardiano del granaio all'ingresso. Marco non è solo, come uomo. Poi le donne, Maria, B.Lavinia, Sara, Sarah, Alessandra, Elke, Patrizia B. ed io.
Da un'altra carne è la storia della signora Ester, almeno su questo non hanno dubbi gli Itineranti, è lei la protagonista. Ester ha due figli grandi che vivono con lei, sembrano una famiglia normale. Ma la normalità perde l'equilibrio quando uno dei figli porta a casa un bambino. E quai tutte le domande su questo bambino, ma anche altre nella storia, restano senza risposte.
Non si tratta di dimenticanze dell'autore. Ci mostra in più occasioni che è capace di anticipare antefatti preordinati perfettamente ai fatti, vedete ad esempio la scena della benzina. Poi, per il resto sembra più interessato a consegnare al lettore semplicemente dei personaggi col loro travaglio interiore, in particolare quello della signora Ester, senza curarsi delle risposte disattese. E se il suo intento voleva essere quello di mettere in guardia che accadono cose così, esistono cose così, be' io della signora Ester ho avuto proprio paura.
Maria concorda con la realtà data, consegnata, senza urgenza del prima e del dopo. La fa arrabbiare la signora Ester che non ha un comportamento normale quando il figlio le porta il bambino. Poi è succube di questo figlio capace di ributtarle addosso tutte le colpe in ragione di una colpa più grande, di una colpa antica. Come se dovesse qualcosa a questo figlio. Come se questo figlio, davanti al suo amore, avesse sempre tentato la fuga. Infine arriva il bambino, Salvino, a frapporsi in quell'amore già difficile. Salvino è però la creatura salvifica del dramma.
Si resta a bocca asciutta però. Cosa voleva dirci? si chiede Sarah. E il bambino chi è? Fa eco Elke. A Luigi è parso che la storia manchi del pezzo più importante, quello che gli avrebbe dato la visione generale del libro. Gli avrebbe fatto piacere trovare una postilla, dopo. O aver avuto dei confini entro i quali avrebbe potuto muoversi più disinvoltamente come lettore. Per rispondere a una delle tante domande si è immaginato un incidente in cui hanno perso la vita i genitori del bambino e Guido non ha potuto fare a meno di portarselo a casa.
Quasi tutti però pensiamo che il bambino sia il figlio di Guido. Non si sa con chi e dove lo tenesse, ma siamo quasi certi sia suo figlio.
Marco ha pensato ad un viaggio immaginario, quello di Ester su in montagna. Il bambino aveva sballato gli equilibri della casa, seppure inconsistenti, e lei è uscita di testa. L'immagine a scatti del bambino che scompare gli ha fatto pensare così. Poi anche i tempi. In effetti sui tempi di rientro (alle due e un quarto il bambino era già a casa) abbiamo ragionato tutti. A meno che, continua Marco, il bambino non sia stato riportato a casa dai fidanzati cui la signora Ester aveva chiesto informazioni e allora si deve ricredere sul fatto che il bambino realmente fosse con lei. Eccola una risposta, forse.
Sara dà una buona interpretazione. Tutta la storia è una metafora. E' la paura che abbiamo di fronte allo straniero e al nuovo. Salvino non ha storia perché c'è solo per salvare Ester.
Ma si salva? Chiede Patrizia. E prima che Maria le risponda le chiediamo se l'ha finito, il libro. Ridiamo. Poi Maria dice che sì, il bambino è accolto e lei è salva. Ma è salva solo dopo aver toccato la sua miseria, dopo che le è stata condonata la sua miseria.
Elke ha avuto il dubbio che la signora Ester fosse malata, poi ascoltandoci l'ha definitivamente fugato. Sarà malata forse, dentro, ma ciò che le scatena quella cosa terribile è la figuraccia che ha fatto con il vicino e mentre la compiva non ne capiva la gravità.
Già. Qualcosa di simile l'abbiamo trovato anche in Atti Mancati, che per coprire una colpa leggera se ne commette una grave.
Alessandra e Lavinia ancora lamentano le troppe risposte mancate.
Lucio chi è? Il titolo perché è Da un'altra carne? Diego, siamo qui, parlaci.
Sembrava che il libro non fosse piaciuto all'inizio, tutti abbiamo fatto il confronto con Mancarsi. Ma, messo il cuore in pace sulle domande irrisolte, il libro invece è piaciuto, ha generato una bella discussione e ci ha regalato brani di poesia pura. Vedi quello breve sulla felicità, quando si è esattamente dove si vuole essere; quello sulle separazioni che vivono di lontananze e sono vecchiaie accompagnate per mano; sul passato pieno di dispiaceri che ci ingannano con la dolcezza; cose così. È chiaro che se uno vuole leggere in leggerezza, non è questo il libro.

1 commento:

  1. Non mi è difficile credere che esistano rapporti così silenziosi, dove uno muore dal bisogno di parlare, chiedere, sapere, ricevere esistenza, non essere invisibile e l'altro, invece, tace e di quel silenzio si fa scudo, ne fa l'arma del suo potere nella relazione e, se parla, lo fa con insofferenza, acredine, come se il primo non avesse alcun diritto di domanda e risposta. Guido l'ho detestato profondamente, anche un torto gravissimo nel passato non lo autorizzava a tanta disumanità nella relazione. Me lo vedo restare in quella casa proprio per esercitare potere.
    Ester, invece, mi ha fatto venire la voglia di prenderla e scuoterla fino a farle vomitare tutte le colpe - se ne aveva - e a farle ricordare il suo diritto ad avere un "processo" per poter sopportare la pena, ma soprattutto per poter dire la sua. L'ho seguita mentre perdeva la sua anima con una pena autentica. L'ho vista salvata da quel bimbo che aveva imparato a conoscerla, tra ritrosie e piccoli atti di avvicinamento e che forse aveva percepito il travaglio della donna, per averlo conosciuto nella sua piccola vita, magari. La conclusione mi ha, però, lasciato una sorta di sconforto: non mi immagino Ester che, una volta rimessasi in forze, si siede a tavola e vuota il sacco per voltar pagina, costi quel che costi. Me la vedo che imparerà ad amare Salvino e basta. Non è una cosa da poco, certo, ma la sua vita resterà irrisolta. Mi dispiace proprio.

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