Peccato. E' un libro di faticosa lettura, seppure breve e tralasciando la storia inverosimile. L'ho pensato come un inno al mare, a questa immensità sorella maggiore del grembo materno. Il pezzo sul Mediterraneo buttadentro è unico e bellissimo, ma poi bisogna continuamente tornare indietro a rileggere.
Oppure ad una favola, ho pensato, vista la zoomorfizzazione della ragazza. Però manca di avvenimenti semplici e veloci, non c'è una morale, il narratore non conosce la fine, lo dice. Sì, ci sono frasi brevi, fulminanti, ma che non restano per quanto sono state limate.
In appendice altre due brevi storie, la traversata di cinque scampati alle rappresaglie naziste e il ricordo di un vecchio davanti al mare.
Peccato davvero. Pare che l'autore abbia voluto sentirsi scrivere invece che farsi leggere.
E' esattamente quello che penso anch'io da un po' di tempo: che Erri De Luca scriva per sé e non gli importi più arrivare ai suoi lettori. Come dire: se mi capisci bene, se no peggio per te, per me è lo stesso. Forse all'autore importa che lo capisca chi ci riesce e scrive per quella esigua élite, perché non sa rinunciare alla scrittura pubblicata. Ho iniziato questo libro e l'ho lasciato prestissimo, profondamente infastidita e delusa.
RispondiEliminaPeccato, davvero. Ero già un po' in difficoltà con lui, ora lo sono del tutto, nel senso che non mi fido più della sua scrittura, non mi pare più il dono grande che era.