Anche per me è uno dei libri maestri. Rileggerlo dopo aver
visto Auschwitz davvero dà la misura dell'uomo, di ogni sua capacità,
positiva e negativa.
E' uomo chi uccide, è uomo chi fa o subisce ingiustizia; non è uomo chi, perso ogni ritegno, divide il letto con un cadavere. Chi ha atteso che il suo vicino finisse di morire per togliergli un quarto di pane, è, pur senza sua colpa, più lontano dal modello dell'uomo pensante, che il più rozzo pigmeo e il sadico più atroce.
In mezzo alla solitudine di Auschwitz - Birkenau queste parole mi sono risuonate vivide, anche senza memoria di lettura.
Ho letto tanto tempo fa Levi. E non ci sono parole altre che si possano dire.
RispondiEliminaMi vien da pensare solo che, in una situazione ripetuta, giorno dopo giorno, anno dopo anno, di privazione e di terrore, in cui si viene spogliati di ogni dignità, anche l'ultima briciola di essa, e nulla più si sa di chi si è e di cosa potrà essere della propria vita, mi vien da pensare che nessuno può decidere quando si smette di essere uomini, come se fosse possibile ipotizzare che, in quell'inferno reiterato, ci sia stato un limite che si dovesse e si potesse non valicare. Che tanti sopravvissuti abbiano taciuto a lungo perché divorati dalla "colpa" di essere ancora vivi mi parla del loro essere rimasti uomini, avessero anche fatto cose impensabili per noi rimasti al sicuro.
Esattamente, Maria.
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