Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

lunedì 18 febbraio 2013

I primi tornarono a nuoto, Giacomo Papi

Un libro interessante I primi tornarono a nuoto, sebbene la storia sia surreale. Ti costringe a domande toste. Non c'è più la morte? Come riappacificarsi con la vita? Chi sono i morti? Alla fine è giusto morire? Riesce a trasmettere tanta umanità e sensibilità, questo libro, pare un romanzo sull'uomo.
Quelli che tornano sono i morti, da ogni epoca. E all'inizio è una gioia, sia per i vivi che per i (morti) rinati, poi però il numero di questi ultimi diventa spropositato e si scatena la guerra per la sopravvivenza, per l'abitazione di questo mondo.
A porci queste domande siamo in sette, almeno stasera. B.Lavinia, Maria, Marco che ha proposto questo libro, Patrizia B.. Elisabetta, Elke ed io.
B.Lavinia ha il dubbio che forse tutti i personaggi abbiano sognato.
Probabile, risponde Maria, visto che succede questa roba enorme, con rinati cattivi, il reparto di ostetricia che sembrava un campo di sterminio, intorno non era rimasto più nulla della vita, poi, invece, tutto finisce.
I morti forse finalmente si riappacificano con la vita, penso, per questo finisce tutto. Forse l'autore ci sta consegnando un inno alla vita, semplicemente. E' straordinariamente bello il dialogo tra Serafino, il primo rinato, e Maria, una donna viva, incinta. Leggo.
 
 
Che lei è morto, Signor Serafino.
Meno male che due minuti fa criticava il mio senso dell'umorismo. Avanti, mi spieghi, l'ascolto.
Cioè, adesso lei è vivo, ma prima era morto. Ora è tornato.
E che differenza ci sarebbe?
Come, che differenza c'è? Che lei è rinato. E' risorto.
In effetti è da un po' che mi sento strano. Però, scusi, mi faccia capire, lei crede di essere normale con quel pancione?
Che cos'ha di tanto strano, scusi?
Ci vive dentro un'altra persona, si rende conto? E' abitato. E' che ci si adatta a tutto, anche ai prodigi. Mi riferisco alla vita, non alla morte.
 
Un prodigio. Già.
Maria però ritiene che sia ancora più complesso di un semplice inno alla vita, che sia un eccesso di vita. Ritiene poi vi sia la guerra in questo binomio, vivi - morti. Vi sia anche la speranza. E la necessità che tutto sia da reinventare giorno per giorno, secondo il presente enunciato da Marco. E cioè che alla fine è il presente a non morire, le relazioni. Se vogliamo, l'eternità in termini religiosi. 
Elke vorrebbe sentirlo dall'autore cos'ha voluto comunicarci.
Maria riprende che è il senso della vita, ma anche quello della morte. Anche se, come dice giustamente Marco, sono più i vivi che si domandano, i morti non hanno aspettative. Però vedono tutto, s'inserisce B.Lavinia. E proprio per questo potere, se davvero tornassero, si sfascerebbe ogni cosa, appunto. Si sfascerebbero le famiglie, il mondo intero, avendo avuto occasione di guardare davvero. Sì, ma hanno un altro sguardo, dice Maria, e anch'io lo credo. Credo fermamente che tutto quanto possa essere incomprensibile per i vivi, per i morti abbia una limpidezza superiore. Mai ho pensato dei miei genitori che potessero non capirmi quaggiù.
Patrizia B. è stata colpita dal fatto che questi morti rinati non abbiano memoria, di nulla. Né del posto dove sono stati né dei sentimenti, e che non siano saggi. Non si trova in loro bontà. E' come se il filo dell'amore fosse stato troncato con la morte.
Eppure Serafino ha memoria di quel suo amore innocente. Lo cerca, ora che è rinato, e di nuovo lo sfiora. Peccato che lei non lo riconosca. Ho sofferto per questo con Serafino. Pagine stupende quelle.
Eppure ci sono dei rinati che difendono le due donne portate al macello. Eppure è Serafino che aiuta Maria a partorire. E' lui che sente il rumore instancabile dell'umanità. La bambina appena nata sembrava un essere frastornato e voglioso di tornare in acqua a nuotare. Forse è per questo che i primi tornarono a nuoto. Perché c'era soltanto da esistere.

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