Un libro interessante I
primi tornarono a nuoto, sebbene la storia sia surreale. Ti
costringe a domande toste. Non c'è più la morte? Come
riappacificarsi con la vita? Chi sono i morti? Alla fine è giusto
morire? Riesce a trasmettere tanta umanità e sensibilità, questo
libro, pare un romanzo sull'uomo.
Quelli che tornano sono i
morti, da ogni epoca. E all'inizio è una gioia, sia per i vivi che
per i (morti) rinati, poi però il numero di questi ultimi diventa
spropositato e si scatena la guerra per la sopravvivenza, per
l'abitazione di questo mondo.
A porci queste domande
siamo in sette, almeno stasera. B.Lavinia, Maria, Marco che ha
proposto questo libro, Patrizia B.. Elisabetta, Elke ed io.
B.Lavinia ha il dubbio
che forse tutti i personaggi abbiano sognato.
Probabile, risponde
Maria, visto che succede questa roba enorme, con rinati cattivi, il
reparto di ostetricia che sembrava un campo di sterminio, intorno non
era rimasto più nulla della vita, poi, invece, tutto finisce.
I morti forse finalmente
si riappacificano con la vita, penso, per questo finisce tutto. Forse
l'autore ci sta consegnando un inno alla vita, semplicemente. E'
straordinariamente bello il dialogo tra Serafino, il primo rinato, e
Maria, una donna viva, incinta. Leggo.
Che lei è morto,
Signor Serafino.
Meno male che due
minuti fa criticava il mio senso dell'umorismo. Avanti, mi spieghi,
l'ascolto.
Cioè, adesso lei è
vivo, ma prima era morto. Ora è tornato.
E che differenza ci
sarebbe?
Come, che differenza
c'è? Che lei è rinato. E' risorto.
In effetti è da un
po' che mi sento strano. Però, scusi, mi faccia capire, lei crede di
essere normale con quel pancione?
Che cos'ha di tanto
strano, scusi?
Ci vive dentro
un'altra persona, si rende conto? E' abitato. E' che ci si adatta a
tutto, anche ai prodigi. Mi riferisco alla vita, non alla morte.
Un
prodigio. Già.
Maria
però ritiene che sia ancora più complesso di un semplice inno alla
vita, che sia
un eccesso di vita.
Ritiene poi
vi sia la guerra in questo binomio, vivi - morti. Vi
sia anche la speranza. E la necessità che tutto sia da reinventare
giorno per giorno, secondo il presente enunciato da Marco. E cioè
che alla fine è
il presente a non morire, le relazioni. Se vogliamo, l'eternità in
termini religiosi.
Elke
vorrebbe sentirlo dall'autore cos'ha voluto comunicarci.
Maria
riprende che è il senso della vita, ma anche quello della morte.
Anche se, come dice giustamente Marco, sono più i vivi che si
domandano, i morti non hanno aspettative. Però vedono tutto,
s'inserisce B.Lavinia. E proprio per questo potere, se davvero
tornassero, si sfascerebbe ogni
cosa, appunto. Si
sfascerebbero le famiglie, il mondo intero, avendo avuto occasione di
guardare davvero. Sì, ma hanno un altro sguardo, dice Maria, e
anch'io lo credo. Credo fermamente che
tutto quanto possa essere
incomprensibile per i vivi, per i morti abbia
una limpidezza superiore. Mai
ho pensato dei miei genitori che potessero non capirmi quaggiù.
Patrizia
B. è stata colpita dal fatto che questi morti rinati non abbiano
memoria, di nulla. Né del posto dove sono stati né dei sentimenti,
e che non
siano
saggi. Non si trova in loro bontà. E' come se il filo dell'amore
fosse stato
troncato con la morte.
Eppure
Serafino ha memoria di quel suo amore innocente. Lo cerca, ora che è
rinato, e di nuovo lo sfiora. Peccato che lei non lo riconosca. Ho
sofferto per questo con Serafino. Pagine
stupende quelle.
Eppure
ci sono dei rinati che difendono le due donne portate al macello. Eppure
è Serafino che aiuta Maria a partorire. E' lui che sente il rumore
instancabile dell'umanità. La
bambina appena nata sembrava un essere frastornato e voglioso di
tornare in acqua a nuotare. Forse è per questo che i primi tornarono
a nuoto. Perché c'era soltanto da esistere.
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