Non andare cercando quale sorte il destino ha assegnato a me, a te; non consultare i maghi d'Oriente. E' meglio - vedi - non sapere; è meglio sopportare quello che verrà. Forse molti anni ancora stanno davanti a noi; forse questo inverno, che le onde del tirreno fiacca su la scogliera, è l'ultimo. Ma tu ragiona, vivi felice, e, poiché breve è la nostra vicenda, non inseguire i sogni di un futuro lontano. Ecco, mentre noi parliamo, il tempo invidioso se ne va. Cogli questo giorno che fugge, e non fidarti mai del domani.
(da Orazio, Odi, I, II)

giovedì 28 febbraio 2013

Sulla vergogna

Tratto da Le braci di Sandor Marai

C'è un senso di vergogna più doloroso di qualsiasi altro, quello che deve provare la vittima quando è costretta a guardare in faccia il suo assassino. In questi casi è la vergogna della creatura di fronte al Creatore.

1 commento:

  1. Misericordia! Per fortuna non è solo così: la vittima costretta a guardare in faccia il suo assassino può provare vergogna al ricordo di quello che le è stato fatto, certo. Per un attimo, magari anche lungo. Forse si sente anche responsabile un po' per quello che ha dovuto subire. Ma, se l'anima non è stata piegata - e succede più di quanto si possa immaginare, che l'anima non si pieghi - dominerà la consapevolezza del fallimento dell'assassino. Che non è riuscito a creare alcuna vittima assoggettata al suo volere. Mi trema il cuore se la vittima è un bimbo e l'assassino la creatura al piccolo più cara, tanto da averlo creduto dio a cui affidare la sua vita e obbedire. Attento, Creatore! Non sarai al sicuro da nessuna parte.

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