Tratto da Le Braci di Sandor Marai
Perché esiste una verità basata sui fatti. E' accaduto questo e
quest'altro, in questo o quel momento. Sono cose facili da stabilire. I
fatti parlano da soli, come si suol dire, e verso la fine della vita
tutti i fatti messi insieme lanciano accuse urlando a squarciagola, più
forte di un imputato sottoposto a tortura. (....) Ma talvolta i fatti
non sono altro che deplorevoli conseguenze. Non si pecca solo mediante
le azioni, bensì mediante l'intenzione che ci spinge a compiere
determinate azioni. L'intenzione è tutto. I grandi ordinamenti
giuridici d'ispirazione religiosa del passato, che ho consultato, lo
dichiarano esplicitamente. Un uomo può macchiarsi di infedeltà, di atti
infami, sì, può anche toccare il fondo, commettere omicidio. e
conservare tuttavia la sua purezza interiore. L'azione non corrisponde
ancora alla verità. E' una semplice conseguenza. Se un giorno qualcuno
indossa la veste del giudice e vuole emettere un giudizio, non può
accontentarsi dei fatti elencati in un rapporto di polizia, deve
scoprire ciò che i giuristi chiamano il movente.
Se chi dovrebbe, per definizione, senza alcuno sforzo, con slancio, amarti fin dal tuo inizio, e non ti ama, il movente al non amore dov'è? L'hai cercato intensamente, disperatamente, ti sei sentito l'unico colpevole per tanto tempo. Fino a che qualcuno, qualcosa ti ha aperto gli occhi e hai capito che non avevi colpe, tu, se non di essere nato, ma senza averlo chiesto. E allora tutti i fatti hanno cominciato ad urlare la loro verità. La VERITA'. A te i fatti han detto la verità. Che il giudice indaghi pure. Qualunque movente emergerà, quei fatti ti hanno quasi ucciso e sarà vero per sempre. Anche se sarai capace di perdonare. Un giorno. Forse. Ma forse no. E se ti chiederanno il movente della tua durezza, saprai rispondere subito. Potrai anche non rispondere. Non sei tu a doverlo fare.
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